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PROLOGO 1964-1966

 

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PENSIERI

“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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Nel frattempo, passati gli slanci del primo immediato dopoguerra ove ogni attività, compresa quella politica, era pervasa dagli ideali, dal sacrificio e dalla volontà di risorgere, cominciarono a trasparire, sotto il velo delle ideologie, le prime forme di clientelismo, di scalata ad un potere dimentico spesso degli interessi popolari. In questo nuovo clima Nicola Carosi intravide, lui così giovane, una barriera al proprio disinteressato altruismo, un ostacolo ai propri ideali di purezza dell’azione politica da lui sempre agognata.

In Appignano, in quel periodo in sezione incominciarono a nascere le prime divergenze, le prime contrapposizioni, che sfociarono poi in vere e proprie correnti. Carosi non condivideva tutto questo. La sua era stata scelta di un ideale e finché visse operò sempre nel convincimento di agire in coerenza con quei principi ideali che aveva abbracciato. Fu così che, non riconoscendosi in questa nuova forma di “lotta” ed assorbito maggiormente dalle nuove responsabilità familiari, si distaccò dalla politica attiva e nel ’51, quando scadette il suo mandato,  si trasferì ad Ascoli dove già lavorava non interessandosi più di politica attiva. Il suo posto fu preso nella nuova amministrazione da Antonio Mazzocconi, membro del  direttivo D.C.. Con il passare degli anni non rinnovò più la sua tessera rimanendo però sempre amico dell’Onorevole Tozzi-Condivi contrario anche lui ai gruppi di potere ed alle correnti.

In Appignano intanto iniziò a serpeggiare disaccordo soprattutto nel partito di maggioranza assoluta. La Democrazia Cristiana già verso il 1953 iniziò la sua catabasi dovuta alla inadeguata capacità dei suoi organi provinciali e centrali (inizio della “questione morale”) e alla emigrazione di tante famiglie verso i centri più industrializzati di Ascoli Piceno e S. Benedetto del Tronto o verso comuni ove era possibile edificarsi una casa, impossibile in Appignano per difetti di Piano Regolatore o programma di fabbricazione.

Così la Democrazia Cristiana passò dai 1.168 voti del 1948 ai 1.012 del 1953, con una piccola ripresa dei voti, 1.155 nel 1958, quindi in continua decrescenza con gli 862 del 1963, gli 814 del 1968 ecc. Contemporaneamente si accelerò l’anabasi del Partito Comunista Italiano che, dai 309 voti del 1948 passerà ai 328 del 7 Giugno 1953, ai 358 del 25 Maggio 1958, ai 479 del 28 Aprile 1963 con una flessione ai 371 del 19 Maggio 1968 e con una contemporanea crescita del P.S.I. insieme a una variabile saltuaria dei partiti minori.

Nel 1964 vi fu una scissione della Democrazia Cristiana allorché alla D.C. ed al P.C.I. si affiancò nella corsa al comune la lista “La Torre” composta da dissidenti D.C. per lo più come indipendenti. Più tardi, nel ’70 , ci sarà un’altra scissione ancora più netta che porterà alla costituzione della lista “Campana” (dissidenti D.C. – P.C.I. – P.S.I. ecc.) che raccoglierà 897 voti contro i soli 506 della Democrazia Cristiana ufficiale.

I tempi erano diventati difficili; i voti alla D.C. erano andati via via decrescendo. Nel Novembre del 1964 Nicola Carosi venne quindi richiamato dal partito per iscriversi di nuovo nella lista D.C. in occasione delle elezioni Amministrative. Dapprima tentennò perche molti erano gli impegni che lo trattenevano ad Ascoli ma poi accettò con il preciso accordo di non essere designato capolista. I membri del direttivo cercavano persone serie, impegnate, degne di fiducia.

Alla consultazione popolare la Democrazia Cristiana vinse e Carosi registrò un vero successo personale per numero di preferenze (superò lo stesso capolista: Filipponi voti 751, Carosi voti 786). Particolare ed interessante a questo proposito ci appare la testimonianza della signora Felicia Marozzi in Virgili. Ella ricorda che un giorno, proprio durante la campagna elettorale del 1964, suo marito e il Carosi si incontrarono. Alla domanda del Carosi su quale fosse l’umore degli appignanesi, soprattutto di quelli che abitavano in campagna, il marito rispose con la voce stessa dei contadini che dicevano: “Se Nicola si mette sui comunisti, anche se siamo democratici, noi il voto lo diamo a Nicola. Noi non guardiamo al partito ma a Nicola; dove si volta lui ci voltiamo noi” (Dall’intervista alla signora Felicia Marozzi in Virgili, Appignano del Tronto 15.10.83.).

Venne quindi, dopo la consultazione popolare, il momento di eleggere il nuovo Sindaco. In consiglio la votazione per l’elezione del nuovo Sindaco l’8 dicembre 1964 risultò controversa: al primo spoglio su 20 votanti, 16 D.C. e 4 P.C.I., ci furono 5 schede bianche con 10 voti per Carosi e 5 per il Sindaco uscente geom. Antonio Filipponi. La seconda votazione dette questi risultati: votanti 20, schede bianche 5, Carosi 9, ex Sindaco 6. La terza e definitiva con la quale Carosi venne eletto: votanti 20, schede bianche 4, Carosi 11, ex Sindaco 5 (Delib. Cons. Com. n.  41 dell’8.12.64, ivi.).

La Cronaca Parrocchiale locale così riporta questo fatto: “Nel novembre 1964 vi furono le lezioni amministrative. Sotto la constatazione che ancora non sono stati riparati del tutto i danni dell’alluvione nel paese, nonostante che siano stati realizzati notevoli lavori pubblici, la popolazione si divide in tre liste: D.C. , P.C.I. e lista della Torre (indipendenti e malcontenti).Vince ancora la Democrazia Cristiana. Spaccatura vi è pure per l’elezione degli assessori. Sembra che tra partito e consiglieri vi sia un solo accordo: andare sempre discordi”(Dalla “Cronoca della parrocchia di S. Angelo” pag. 60).

L’Alessi e il Marinelli furono testimoni di quei momenti. Intervistati entrambi hanno dato le loro versioni. In sostanza l’Alessi riferisce che quando in sezione ci si riunì, dopo la vittoria D.C., per stabilire gli incarichi, si decise che l’ex Sindaco venisse rieletto, ma questa decisione in Consiglio Comunale non fu rispettata perché i consiglieri decisero di votare Carosi. “Io seppi più tardi, dice testualmente l’Alessi, perché ci fu quel voltafaccia: dicevano che, per il fatto che l’ex Sindaco Filipponi si sarebbe trasferito con la propria famiglia a S. Benedetto del Tronto, sarebbe accaduto che di fatto il Sindaco avrei finito per farlo io”. L’Alessi, in Consiglio, quel giorno, si astenne dal voto e così lo motivò: “Non votai Carosi per questione di principio. C’era un verbale alla sezione della Democrazia Cristiana dove tutti avevano apposto la nostra firma; c’era quindi un accordo da rispettare. Se erano sorti nuovi problemi, sarebbe stato più giusto parlarne prima; si sarebbe addirittura potuto spostare la seduta del Consiglio il giorno dopo. Non è giusto tramare di nascosto”(Dall’intervista a Nazzareno Alessi, cit.).

Il Marinelli invece così riferisce: ”Quella sera, in Consiglio,  il partito fece il nome di Filipponi Antonio (l’ex Sindaco) per la carica di Sindaco. Noi avevamo visto che non era lui che amministrava; amministravano i signori del direttivo sezionale. Decidemmo allora di scegliere la persona adatta.” In sostanza le tre votazioni ci furono perché, per ordine del partito, si votava sopra al tavolo. Dietro di noi c’erano i “galoppini” che guardavano quello ce facevamo. Nelle prime due votazioni si rispettò il volere del partito ma quando poi ci si accorse che non faceva altro che il gioco dell’opposizione si decise di fare la volontà del popolo, giacchè esso stesso aveva scelto dando quella stragrande preferenza al Carosi e non al capolista ed ex Sindaco”(Dall’intervista a Giulio Marinelli, cit.).

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