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IMPEGNO SOCIALE

 

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PENSIERI

“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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Fin da ragazzo Nicola Carosi si era iscritto all’Azione Cattolica.
Egli era consapevole che questo movimento composto da laici dediti all’apostolato attivo non era un entusiasmo passeggero, un’impresa da dilettanti; ma una severa palestra di preghiera, azione, e sacrificio.
Da anni in paese era operante questa associazione; era necessario però rivitalizzarla, rinfoltire le fila degli aderenti, ammodernare i metodi educativi privilegiando il settore culturale e la formazione religiosa assieme ad una accentuata caratterizzazione dell’interesse per il sociale e ad un’appassionata ricerca dei punti di possibile convergenza con tutte le forze che si apprestavano alla costruzione della “città dell’uomo”.

Quando, nel 1944, Carosi venne nominato presidente della G.I.A.C. portò, in questo suo esordio nella vita sociale e culturale appignanese, oltre al suo entusiasmo giovanile, una singolare capacità organizzativa, esemplare assiduità e una sollecita attenzione sia ai piccoli come ai grandi problemi della gente. L’obiettivo primario più urgente fu quello di mobilitare i giovani perché recassero alla vita sociale e politica appignanese un contributo intenso come dovere religioso.
L’azione cattolica era quindi il movimento più idoneo al suo scopo.
Nel giro di alcuni anni di paziente lavoro organizzativo, l’Azione Cattolica, specialmente il settore giovanile, risultò completamente rinnovato e rinvigorito.
Carosi aumentò il numero degli associati, rivitalizzò l’organizzazione, diede snellezza e fantasia alle attività, moltiplicò le riunioni di formazioni e di studio, che lo videro costantemente presente e impegnato di persona.

Istituì una vera scuola di sociologia cristiana per lo studio e la riscoperta dei documenti e delle encicliche papali a sfondo eminentemente sociale.
Negli anni ’46 e ’47 organizzò un ciclo di conferenze sulla dottrina sociale della chiesa. Perfettamente consapevole di avere  di fronte un uditorio pressoché digiuno dei più elementari principi di sociologia, si sobbarcò un gravoso lavoro di sintesi copiando schemi riassuntivi, ricchi di definizioni, di riflessioni, di confronti.
Preoccupazione sua maggiore fu quella di risultare il più chiaro possibile nell’impostazione della materia e facile nell’esposizione degli argomenti.
Questi corsi di studio e i dibattiti che ne seguirono, richiamarono l’attenzione e l’interesse dei giovani che erano desiderosi di conoscere e approfondire tali argomenti per orientarsi coscientemente nelle gravi scelte che in quegli anni di assestamento erano chiamati a compiere.

Carosi non trascurò nemmeno lo sport, quello praticato con spirito semplice e spontaneità.
Durante il periodo della sua presidenza alla G.I.A.C. diede inoltre vita ad una vera scuola di filodrammatica attraverso la quale molti giovani si scoprirono attori, partecipando alla messa in scena di atti unici drammatici e comici. Il suo stipendio da sindaco andò interamente devoluto per il sostentamento e ricostruzione del corpo bandistico comunale.

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