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L’ITALIA DAL PRIMO AL SECONDO DOPOGUERRA

 

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PENSIERI

“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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L’Italia nel primo dopoguerra

L’Italia uscì duramente provata dalla prima guerra mondiale. Una grave crisi economica costringeva a misere condizioni di vita gran parte della popolazione. Il generale malcontento provocò una costante ed elevata tensione. Il Partito Popolare Italiano, fondato nel 1919 su iniziativa del sacerdote siciliano Luigi Sturzo, in breve tempo raggiunse dimensioni di massa. L’associazione nazionale combattenti e i fasci italiani di combattimento erano ostili sia alla classe dirigente liberale sia ai partiti di massa. I fasci italiani di combattimento fondati a Milano nel 1919 da Benito Mussolini avevano un programma demagogico chiaramente volto ad ottenere consenso facendo leva sul malcontento generale. I contrasti socio-economici si aggravarono nell’estate del 1920 quando i lavoratori decisero per protesta l’occupazione delle fabbriche. La crescente conflittualità favorì l’ascesa del fascismo. Il successo del fascismo, che fece uso sistematico della violenza nei confronti delle organizzazioni democratiche, fu favorito anche dalla debolezza delle altre forze politiche. Dopo la marcia su Roma del 1922, Mussolini fu incaricato di formare il nuovo governo. Dopo il delitto Matteotti (1924), i partiti dell’opposizione abbandonarono il parlamento e il fascismo iniziò la costruzione di un regime totalitario.

Aspetti economico-politici mondiali

La crisi del 1929 negli U.S.A., nata dalla riduzione dell’importazione di prodotti agricoli dagli Stati Uniti da parte di paesi europei già in crisi, causò gradatamente il collasso di tutto il sistema economico occidentale. Le misure restrittive e protezionistiche decise dai vari paesi aggravarono ulteriormente la situazione. In quasi tutti gli stati coinvolti la recessione causò mutamenti in senso totalitario dei rapporti istituzionali.

Intanto in Russia la prima guerra mondiale aveva causato un aggravamento della tensione politico-sociale che accelerò la crisi del regime zarista. Nell’ottobre del 1917 su proposta di Lenin si passò all’insurrezione armata. Nel ’22 venne proclamato l’U.R.S.S., l’unione delle repubbliche socialistiche sovietiche. La realizzazione del socialismo si attuò con la repressione.

Intanto in Germania l’instabilità politica e i contrasti sociali favorirono l’ascesa del nazismo con Hitler al potere. La politica estera espansionistica per la conquista di uno “spazio vitale” si fece audace. L’invasione della Polonia nel ’39 e il favoreggiamento dato dallo stato fascista italiano, segnò l’inizio della seconda guerra mondiale.

Seconda guerra mondiale

L’Italia entra in guerra nel ’40 a fianco della Germania nazista. Agli inizi del 1942 gran parte dell’ Europa era sotto il giogo nazi-fascista. La sconfitta dei Giapponesi alleati della Germania, la disastrosa ritirata in Russia delle truppe nazi-fasciste, le vittorie in Africa e sull’Atlantico degli alleati, costrinsero gli eserciti dell’asse alla resa. Intanto in Italia, la drammatica evoluzione degli eventi bellici fece emergere l’ostilità verso il partito fascista, in difficoltà anche a causa di conflitti interni. Il 25 luglio 1943 il “Duce” fu esautorato. L’8 settembre ’43 il nuovo capo del governo Badoglio annunciò la firma dell’armistizio con gli alleati senza impartire precise direttive alle forze armate. Dopo l’armistizio l’Italia si trovò in una situazione drammatica. Il suo territorio era diviso in due parti, ciascuna occupata da eserciti stranieri; quello anglo-americano a sud, e quello tedesco a nord. Contro i nazi-fascisti intanto avevano iniziato ad operare le formazioni partigiane di diversi orientamenti politici ma unite nella lotta per la ricostruzione della libertà e della democrazia.

Il secondo dopoguerra

Nel gennaio del ’44 si formò il C.L.N., comitato di liberazione nazionale. Terminata la guerra, nel ’45 attorno a Stati Uniti e Unione Sovietica, vincitori della guerra, che rappresentavano due modelli di società antitetici ed ambivano ad affermare la propria egemonia, si formarono i due blocchi di stati contrapposti. Il ricorrente scoppio di contrasti e di conflitti nelle aree di maggiore attrito dette inizio alla “guerra fredda”. Nei paesi dell’Europa orientale si formarono regimi comunisti subordinati all’ U.R.S.S. che attuò una durissima repressione di ogni forma di dissenso. In Germania i contrasti portarono alla costruzione di due diversi stati nel 1949; ad ovest la Repubblica Federale Tedesca, inserita nel blocco occidentale, e ad est la Repubblica Popolare Tedesca, sottoposta all’influenza sovietica.

In Italia…

Intanto in Italia, dopo il forzato scioglimento del Partito Popolare da parte del fascismo nel novembre del ’26, i maggiori esponenti del P.P., costretti all’esilio o a ritirarsi dalla vita politica e sociale, mantennero rapporti e relazioni con don Luigi Sturzo che dall’esilio londinese mantenne alta l’esperienza del disciolto partito.

La nascita della D.C.

Nel settembre del ’42 i fondatori del futuro partito della Democrazia Cristiana, iniziarono ad incontrarsi clandestinamente. Parteciparono agli incontri: Alcide De Gasperi, Mario Scelba, Giovanni Grondi, provenienti dal Partito Popolare, Aldo Moro e Giovanni Andreotti dall’Azione Cattolica, Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti, Paolo Emilio Taviani della FUCI. Il partito così appena costituito visse una vita clandestina fino al luglio del ’43. Il governo Badoglio, pur ufficialmente vietando la ricostruzione dei partiti, di fatto ne consentì l’esistenza. Ne settembre del ’43 la DC partecipo alla costituzione del CLN, all’interno del quale il partito cercò di assumere la guida delle forze politiche più moderate, in opposizione ai partiti di sinistra PC e PSIUP. L’atteggiamento della DC, in linea con quello della chiesa cattolica, era quello di evitare prese di posizione troppo nette sul destino della monarchia e di ridurre la portata della lotta armata.

L’Azione Cattolica

In effetti con la nascita del PP nel primo dopoguerra si impose una riorganizzazione del laicato cattolico con una migliore specificazione dei compiti tra Azione Cattolica, PP e sindacato. Nell’Azione Cattolica la commemorazione dei quaranta anni della Rerum Novarum, nel 1931, suona critica alle corporazioni fasciste. Si afferma che la chiesa, tra l’altro, ha il diritto di entrare nella moralità sociale mentre il fascismo educa i giovani alla violenza ed alla aggressività. L’originalità dell’enciclica Rerum Novarum del Papa Leone XIII del 1891, sta nella sua mediazione. Il papa, ponendosi esattamente a metà tra la classe operaia ed i loro padroni, ammonisce la classe operaia di non dare sfogo alla propria rabbia attraverso le idee di rivoluzione, di invidia ed odio verso i ricchi e chiede ai padroni di mitigare gli atteggiamenti verso i dipendenti e di abbandonare lo schiavismo cui erano sottoposti gli operai. Il papa inoltre auspica che tra le parti sociali possa nascere armonia ed accordo nella questione sociale. Ammette, per la difesa dei diritti dei lavoratori, le associazioni sia di soli operai, sia miste di operai e padroni. Invita anzi gli operai cristiani a formare proprie società piuttosto che aderire ad una organizzazione contraria allo spirito cristiano ed al bene pubblico.

La ricostruzione in Italia

Così il primo governo dell’Italia liberata, composto da tutti i partiti del CLN, fu presieduto da Ferruccio Parri, ma ebbe vita breve a causa di contrasti tra le forze progressiste e quelle conservatrici. Il successivo governo presieduto dal segretario della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi, avviò una politica interna moderata. Il 2 giugno ’46 le elezioni per il referendum istituzionale segnarono il successo della repubblica. Il 22 dicembre 1947 venne approvata la costituzione italiana ma l’unità delle forze antifasciste si ruppe definitivamente nell’aprile del 1948 con l’elezione del primo parlamento repubblicano. Esse si svolsero in un clima di scontro frontale tra PCI e PSI unite nel fronte democratico popolare, e forze moderate guidate dalla DC. Vinte le elezioni del ’48 De Gasperi formò un governo sorretto da una coalizione centrista. L’ampia maggioranza parlamentare favorì la stabilità politica. La tensione sociale restò comunque elevata. Per attenuare la disoccupazione, la carenza delle abitazioni e l’arretratezza delle regioni meridionali venero adottati provvedimenti di varia portata. La riforma agraria produsse qualche limitato miglioramento, la ripresa economica, soddisfacente sul piano quantitativo fu accompagnata da squilibri tra i vari settori produttivi e tra regioni più o meno sviluppate. Il disagio degli strati più poveri della popolazione e l’insoddisfazione delle masse operaie e contadine, sostenute dai partiti di sinistra e dalla CGIL causarono scioperi e manifestazioni di piazza. Alle elezioni del ’53 i partiti di coalizione centrista non ottennero i voti necessari per guadagnare il premio di maggioranza previsto dalla nuova legge elettorale. Seguì pertanto un periodo di instabilità nel corso del quale, all’interno della DC, guidata da Amintore Fanfani dopo la morte di De Gasperi, si diffuse un orientamento favorevole ad una apertura verso i socialisti che nel frattempo prendevano le distanze dal PCI a causa anche dei contrasti nati dopo le vicende del 1956 nell’Europa orientale (Ungheria). Nonostante l’instabilità politica, tra il ’53 e il ’58 vennero poste le basi per una rapida espansione economica.

Il miracolo economico

La crescita delle DC e del PSI alle elezione del ’58 e la nomina a segretario della DC di Aldo Moro, favorevole alle aperture a sinistra, facevano intravedere l’inizio di una collaborazione tra i due partiti. Questa risultò inevitabile dopo il fallimento del governo Tambroni, sostenuto dalla destra. Intanto si verificò una accelerazione dello sviluppo economico. Esso fu favorito dal basso costo della manodopera, dall’ampia disponibilità di capitali, dalla relativa vastità del mercato interno e nazionale e dal lassismo dell’apparato legislativo. Fu chiamato “miracolo economico” e si assistette ad un generale miglioramento delle condizioni di vita. Ciò però non attenuò gli squilibri ed i problemi sociali, anzi, forse lì intensificò. Nel ’63 si formò il primo governo con la partecipazione diretta dei socialisti che però cadde dopo pochi mesi. Intanto la realtà sociale e politica stava diventando più complessa. Il PCI venne scavalcato da formazioni politiche di estrema sinistra. Nel frattempo nel mondo cattolico il Concilio Ecumenico Vaticano II e l’enciclica Populorio Progressio di Paolo VI diffondevano una ulteriore sensibilità per i problemi sociali nazionali ed internazionali.

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