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A MARIA ANTONIETTA – BOLOGNA, 1965

 

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PENSIERI

“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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La famiglia - prima comunione

Bologna, 23 ottobre 1965

Carissima figlia Maria Antonietta,

ti ringrazio della lettera che mi hai mandato per mamma. Tutto ciò che babbo ti dice è solo ed esclusivamente per il tuo bene. Lo capisco che avere da fare con i tuoi cari fratellini non è una cosa tanto facile ma è qui che sta il merito. Capisco che i tuoi studi ti tengano occupata per parecchie ore del giorno, capisco che più vai avanti e più gli si facciano impegnativi, anche io sono stato uno studente, ma sarebbe mio desiderio, se qualche minuto di tempo lo avessi a disposizione, che lo passasti fuori a prendere una boccata d’aria. Antonietta, tutto quello che ora stai facendo, lo sforzo mentale, le perdite di ore di sonno, lo fai per toglierti di dosso l’ignoranza e per il tuo domani. Solo chi si sa sacrificare alla tua età non sarà costretto a sacrificarsi poi fino alla vecchiaia. Cara figlia io sono contento di te, non te l’ho mai detto, ma io ti ripeto, sono contento di te. Nelle mie preghiere ti ricordo al Signore al fine che difficoltoso non sia per te lo studio. Babbo ti pensa sempre e ti benedice. Sii di aiuto a tua madre che tanto si prodiga per voi.

Tuo padre Nicola.

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Bologna, 18 ottobre 1965

Carissima figlia Maria Antonietta,

alle ore 16 di oggi ho ricevuto la tua lettera; tu non puoi immaginare quanto sono stato contento e mi accingo subito a risponderti. Ti ringrazio della preghiera che fai in continuazione per me. Alla mattina, se sei costretta ad alzarti presto, cerca alla sera di andare un po’ prima a dormire. […] Non ti far prendere dal “male della televisione”, cerca di studiare, la televisione la vedrai nelle vacanze. Carissima Antonietta tu sei la più grande dei miei figli, tu devi essere per gli altri di esempio; gli altri per il loro comportamento capiranno molto da te e in questa luce devi vedere il tuo comportamento ed operare bene. Sono contento di te, hai sempre fatto il tuo dovere, a scuola ed a casa, hai dato qualche soddisfazione ai tuoi genitori, opera sempre così che sarai benedetta da Dio e dai tuoi genitori. […] Tu Antonietta cerca di fare il tuo dovere, di più babbo non vuole. Io desidero che tu sii onesta, rispettosa con tutti; se devi dire “no”, dillo con fermezza e non fare come quelli che, senza carattere, quando devono dire “no” oppure “si” si limitano a dire “ni”. Se hai tempo qualche volta scrivimi; io ne sarò contento. […] Ti sono grata per quello che mi hai scritto e ti prego di salutarmi tanto tua madre e i tuoi fratelli verso i quali devi avere molta comprensione.

Saluti e baci affettuosi, tuo padre Nicola.

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Bologna, 28 maggio 1965

Cara figlia,

ho ricevuto il pacco e ho ricevuto la tua lettera. Mamma forse ti ha parlato della mia malattia e così hai appreso del pericolo che mi minacciava.  Ringraziamo il Signore di come è andata e cerchiamo di essere più buoni e di tirare avanti. Il pericolo da me attraversato è stato grande ed oltre al pericolo, il pensiero di voi figli mi tormentava ancora maggiormente. Sapervi indisciplinati, poco volenterosi, disubbidienti, poco rispettosi nei confronti della mamma, il solo pensiero mi ossessionava. Ringraziando Dio le cose si stanno mettendo per il meglio e pertanto spero tra 10 o 15 giorni di essere ancora tra di voi. Ti chiedo scusa se qualche volta, per eccesso d’ira, ho inveito su te, ma spero che non accadrà più. Dobbiamo volerci bene in famiglia, dobbiamo amarci e rispettarci, dobbiamo amare per essere amati e rispettare per essere rispettati. Cara Antonietta, ti prego, in mezzo a tanti dispiaceri, di farmi felice, di saperti promossa. E’ la più grande felicità che un figlio riesce a dare ai suoi genitori.

Dio ti benedica. Tuo padre Nicola.

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