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MARIA PIA ZUPPINI VED. CAROSI

 

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PENSIERI

“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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Testimonianza dell’insegnante sig.ra Maria Pia Zuppini ved. Carosi, moglie di Nicola

Ascoli Piceno,  lì 12.7.1982

Nicola,  lo vedo ancora nella mia memoria, grande e buono accanto a me e ai figli. La sua presenza stessa ci dava sicurezza e coraggio; era una sensazione che inconsciamente trasfondeva in noi e credo in chiunque l’avvicinasse. Ci eravamo sposati il 24 settembre 1949, io ero insegnante elementare, ora sono in pensione. Abbiamo avuto tre figli: Maria Antonietta nata nel 1950, Mariaida nata nel 1951 e Sante nato nel 1958. Appena sposati risiedevamo in Appignano ma dopo la nascita della seconda bambina ci trasferimmo ad Ascoli Piceno per essere più vicini alla mia sede d’insegnamento; avevo allora due bambine piccole, inoltre, Nicola cominciò a lavorare nel Corpo Forestale dello Stato, prima come assistente nei lavori di rimboschimento poi come impiegato civile. Vivemmo anni di lavoro, di comprensione, di serenità, che ci fecero superare le inevitabili difficoltà della vita. Mio marito aveva un fisico forte, atletico, robusto. Non era mai stato male, andava in montagna con i forestali, viveva la sua vita con impegno e con responsabilità. In ultimo aveva accettato di nuovo la carica di Sindaco al suo paese nativo e divideva il suo tempo tra la famiglia, il lavoro e l’amministrazione comunale di Appignano. All’improvviso un banale male di denti, cosi sembrò all’inizio, cambiò interamente la sua vita ed atterrò le sue risorse vitali. Era un male incurabile. Ma non si fece subito abbattere, anche se tutto gli crollava addosso, cominciò a lottare e, per diverso tempo, dopo l’operazione, tra vari ricoveri, si recò ancora al lavoro e al comune di Appgnano. Durante un anno di vero calvario, non una lacrima, non un istante di disperazione o smarrimento , non un interrogativo. Perché questo a me? Affrontò con estrema dignità e coraggio l’ultimo atto della sua vita, l’ultimo momento che nessuno di coloro che gli erano attorno fu in grado di accettare con la sua serenità. Ancora oggi mi stupisce la sua accettazione consapevole; un atto silenzioso di fede. E proprio fede, coraggio e tenacia sono le caratteristiche con cui posso definire la personalità di quest’uomo, valori che ha lasciato a noi come esempio da seguire, che mi hanno aiutato nell’ educazione dei figli e che mi aiutano ancora nel mio vivere.

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