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IL CARATTERE

 

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PENSIERI

“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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Così parla di lui il professor Domenico Stipa, suo stretto collaboratore e vice sindaco nella II amministrazione: “Era gioviale con tutti, aperto ai problemi del prossimo, si faceva stimare e benvolere da quanti avevano modo di accostarlo. Nel prodigarsi non conosceva limiti. Benchè le condizioni economiche della sua famiglia fossero buone, non ne approfittò per porsi al di sopra degli altri meno dotati di beni materiali. Visse alla pari con tutti, servì con generosità e stile quanti a lui si rivolsero con fiducia. Era stimato e ascoltato con rispetto da coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo.

Disinteressato al massimo, pagava di persona pur di non mettere nessuno in difficoltà. Costantemente offrì la sua disponibilità non con la mira occulta di vantaggi personali, ma col desiderio autentico di mettersi al servizio; non servitù ma corresponsabilità; non invadenza, ma obbedienza agli ideali; non burocrazia, ma intervento sollecito, disinteressato ed efficace. In tutta la sua vita non ebbe mai nemici, ebbe semmai avversari politici coi quali si confrontò, anche aspramente, sul terreno della democrazia. Ma furono sempre indotti dal suo comportamento leale alla comprensione, al rispetto. Annoverava amici soprattutto tra le persone più schiette, più semplici. Fu allergico all’encomio, alll’elogio, alla gratificazione, agli onori. Non fu uomo di compromessi; rispettò le idee degli altri ma credette fortemente alle sue, operando in coerenza con esse”. Serio e dignitoso, non disdegnava a volte compiere gesti clamorosi e difformi che potevano apparire in contraddizione con l’impostazione generale della sua vita. Erano solo sfaccettature della sua umanità. Aveva coraggio da vendere.

Oltre all’episodio del disarmo di un tedesco, raccontato dal fratello Guerriero, ce n’è un altro ancora da ricordare. Era stata emessa dal Comune di Appignano un’ordinanza che vietava, per motivi igienici, di lavare i panni nella pubblica fontana. Una donna di famiglia molto povera, che si guadagnava da vivere facendo la lavandaia, seguitò a lavare panni alla pubblica fontana nonstante la proibizione comunale. Quando le veniva notificaata la contravvenzione si recava dal sindaco Carosi per chiedere l’annullamento della sanzione inflitta dalla guardia. Il sindaco, dopo aver severamente redarguito la donna, prendeva l’avviso e lo deponeva nel suo cassetto. La guardia, ovviamente, non fu mai ripresa per questi suoi doverosi interventi. La donna era convintaa che il sindaco, forte della sua autorità, annullasse le contravvenzioni. Solo dopo la morte di Carosi è stato possibile accertare che quelle contravvenzioni venivano regolarmente pagate dal sindaco con denaro proprio.

 

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