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L’ACQUA

 

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“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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Uno dei principali problemi da risolvere era il rifornimento idrico. L’articolo comparso su “Il Nuovo Piceno” del 21/4/49 espose il problema e suggerì all’Amministrazione una sollecita assolvenza: ”[…] Si pensa ad abbellire il paese mentre l’acqua difetta in modo impressionante.” Ad Appignano c’era scarsità d’acqua e, per ovviare a questa carenza, venivano usati carri agricoli che trasportavano botti per rifornimento, specie per le case di campagna. In città c’era una sola fontana  il cui gettito oscillava dai 7 ai 12 litri al minuto.

Carosi portò il problema in Giunta e propose di risolverlo per mezzo del sollevamento delle acque del torrente Chifenti. Il Consiglio Comunale si espresse, con delibera n.65 dell’ 11/7/48, a favore della costruzione  di un impianto di sollevamento idrico per la popolazione. Con successiva delibera di Giunta Comunale n.66 dell’ 11/7/48 fu decisa l’accensione di un mutuo con la Cassa DD.PP. e con l’Istituto di Previdenza di Roma per una somma di lire 2.500.000 di cui lire 2.000.000 erano destinati alle riparazioni causate dal terremoto e 500.000 all’impianto di sollevamento. La soluzione fu approvata in Consiglio Comunale con delibera n.25 del 5/6/49 disponendo lo stanziamento di lire 510.000. Successivamente la Giunta con delibera n.31 del 18/5/49 stabilì di concedere un indennizzo ad una proprietaria per il passaggio sul suo terreno della tubatura del sollevamento acque.

L’acqua fu convogliata al lavatoio pubblico e furono quindi realizzate numerose vaschette in modo che ogni donna avesse la sua. Il 27 luglio 1949 il Sindaco Carosi e il rev. Don Nazzareno Senesi inaugurano finalmente il nuovo lavatoio pubblico. Il Sindaco Carosi volle inoltre che il funzionamento del lavatoio fosse sottoposto ad una regolamentazione (Delib. Giunta Cons. Com. n.68 del 7/9/49).

L’articolo comparso su ‘Il Nuovo Piceno’ il 28/7/49 dal titolo quanto mai significativo ‘Si sta risolvendo ad Appignano l’urgente problema dell’acqua’ parlò di questo evento portando l’opinione pubblica a conoscenza della situazione idrica, inizialmente aggravata dal fatto che l’unica fontana esistente in Appignano aveva decurtato della metà la sua erogazione e, tornando indietro nel tempo, fece conoscere gli sviluppi dell’opera, facendo i nomi di coloro che ne intralciarono e minacciarono il compimento.

A distanza di appena tredici giorni dalla pubblicazione di questo articolo comparse sullo stesso giornale una lettera del sindaco Carosi che in riferimento all’articolo precedente e in particolare agli intralci incontrati per portare a termine il progetto del sollevamento delle acque del fiume Chifenti, portò a conoscenza del pubblico appignanese un generoso atto da parte di una famiglia del luogo. Nel puntualizzare i fatti il Carosi concluse dicendo che “se è vero che i sono state persone ed enti che hanno cercato di ostacolare il sollecito compimento dell’opera esigendo somme esose, è pur vero che ce ne sono state altre che hanno prestato disinteressatamente la loro opera”  (da ‘Il Nuovo Piceno’ dell’ 11/8/49).

Fu poi approvata l’assunzione di un mutuo, con Delib. Cons. Com. n.43 del 20/11/49, con la Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno per la quota del 25% della spesa rurale relativa ai lavori dei primi e secondi lotti dei due stralci della prima parte del tronco funzionale dell’acquedotto promiscuo. Il mutuo, per un importo di poco più di un milione di lire, estinguibile in 25 anni, dette la possibilità di portare ad Appignano l’Acquedotto del Pescara. Intanto qualche mese prima Carosi si era assicurato l’approvvigionamento anche da una sorgente privata con una speciale convenzione (Delib.Giunta  Cons. Com. n.61 del 13/8/49).

Verso la fine del 1949, la Giunta (Delib. Giunta Com. n.83 del 10/12/49) stabilì di ridurre il mutuo con la Cassa DD.PP. a sole lire 500.000 poiché le riparazioni dei danni del terremoto erano a carico totale dello Stato.

Carosi, in previsione dell’arrivo dell’acqua, si adoperò moltissimo per altre due opere: la ricostruzione della rete fognaria e l’edificazione dei gabinetti pubblici.

Delle fognature parlò in Giunta nel marzo del 1949 ed a maggio ottenne l’approvazione (Cfr. Delib. Giunta Com. n.13 del 10/3/49 e Delib. Giunta Com. n.30 del 18/5/49). Il perfezionamento dell’opera fu successivamente discusso dagli inizi del 1950 (Delib. Giunta Com. n.12 del 2/2/50). Sulla necessità di gabinetti pubblici per l’igiene cittadina il Sindaco relazionò in consiglio. (Delib. Giunta Cons. Com. n.26 del 5/6/49).

Dopo la liquidazione dell’impianto elettrico relativo al sollevamento di acqua dal Chifenti (Delib. Giunta Com. n.4 del 6/1/50), a causa della siccità Carosi promosse la realizzazione di un progetto per la costruzione di un serbatoio di acqua potabile (Cfr. Delib. Giunta  Com. n.38 del 12/7/50). Permise poi il prelievo di acqua non potabile dal lavatoio pubblico a privati ma regolamentò il pagamento di acqua prelevata dal serbatoio (Cfr. Delib. Cons. Com. n. 26 e n.27 del 2/10/50).

La soluzione definitiva del problema idrico ed igienico si ebbe agli inizi del 1951 quando il Sindaco fece approvare dal Consiglio (Cfr. Delib. Cons. Com. n.1 del 18/2/51) l’accensione di un mutuo  con la Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno  per un importo di due milioni di lire, parte dei quali servirono al prolungamento dell’acquedotto di Appignano al Centro Piceno Santo, al prolungamento dell’acquedotto dal lavatoio al centro di Appignano, e alla costruzione dei gabinetti pubblici.

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