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PENSIERO SOCIALE

 

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PENSIERI

“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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Egli era certo che le condizioni sociali avessero molta importanza per l’uomo per due ragioni: per vivere una vita dignitosa e anche in vista del fine della salvezza eterna, perché come si legge dai suoi appunti “Cristo è venuto al mondo per redimere tutto l’uomo, anche in quanto è essenzialmente in rapporto con l’altro e la società…”
Esiste perciò un ordine del vivere sociale radicato nella natura sociale dell’uomo, cioè voluto da Dio.
“Purtroppo però gli uomini spesso dipendono dall’ambiente in cui vivono, possono essere deviati dal bene e spinti al male proprio dal contesto sociale nel quale sono immersi sin dall’infanzia”.
L’enciclica Quadragesimo Anno al n.130 parte 3° dice proprio così: “Lo sconvolgimento dell’ordine naturale voluto da Dio, fa sì che un numero grandissimo di persone trovi le difficoltà più gravi nell’attendere a quell’unico necessario all’opera capitale fra tutte, quella della propria salvezza eterna“

Le condizioni malsane perciò, il sovraffollamento delle abitazioni, le situazioni di miseria, la mancanza di lavoro, le ingiustizie, sono uno scandalo cui bisogna rimediare non solo con le forme della critica cristiana e dell’elemosina ma con l’aiuto attivo e soprattutto con un riordinamento sociale secondo i principi della dottrina cristiana.
La lotta dura e appassionata contro la povertà, la fame, la malattia, la miseria e il bisogno è un dovere cristiano.
In virtù dell’incarnazione di Cristo, la Chiesa è il principio vitale della società e pertanto ha il dovere di illuminare i suoi fedeli.
“Solo la legge morale (come si dice nella Quadragesimo Anno parte 2° n.42) ci fa cercare nelle nostre azioni il fine supremo; così nei vari generi operano i fini speciali prefissi dalla natura o meglio da Dio autore della natura e infine ci fa subordinare i fini speciali al fine supremo”

Pio XII, commentando i cinquant’anni della Rerum Novarum ed i dieci della Quadragesimo Anno esortava tutti a non spegnere la voce insistente dei due Pontefici delle encicliche sociali che altamente addita ai credenti il dovere morale di cooperare all’ordinamento della società.
E, perché l’appello avesse più pronta e più sicura rispondenza, Carosi ne dedusse alcune norme pratiche che servirono in maniera determinante a guidare i cattolici appignanesi nell’azione sociale nell’immediato dopoguerra.

Norma fondamentale fu quella relativa al carattere dell’apostolato così come doveva e poteva essere esercitato nell’ambito di un piccolo paese, la cui popolazione era prevalentemente composta da operai, artigiani e contadini mezzadri.
Si trattava, in pratica, di applicare all’apostolato un criterio di quasi specializzazione che, come era solito ripetere Carosi, “fosse condizione per la sua più efficace riuscita”.
“Per ricondurre a Cristo le classi di uomini che si sono allontanati da Lui, è necessario – scriveva, come dice l’Enciclica Quadragesimo Anno al n.143 parte 3° – scegliere nel loro seno e formare ausiliari della Chiesa, che ne comprendano lo spirito e i desideri e sappiano parlare ai cuori con senso fraterno d’amore”.
I primi ed immediati apostoli degli operai devono essere gli operai, i primi apostoli per i lavoratori della terra devono essere gli stessi che zappano insieme la terra, così gli artigiani per gli artigiani.
Lavoratori fattisi apostoli fra i loro compagni, al fine di impegnare ed animare di spirito cristiano tutto ciò che circonda il lavoratore, il suo campo di lavoro, il suo focolare domestico ed anche i suoi onesti svaghi.
E del resto è un fatto inoppugnabile che l’appartenenza alla stessa classe sociale o allo stesso ambiente professionale, come l’essere partecipi allo stesso lavoro artigianale, determina una profonda incidenza nella mentalità, nei gusti, nei bisogni e perfino nei modi di vivere e di pensare, sui quali potrà influire in senso cristiano, in misura tanto più ampia ed efficace, colui il quale, per essere partecipe, meglio di ogni altro è in grado di conoscerli e di comprenderli.

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